Finestre isolanti da Internorm per Biosphera 2.0
Le finestre isolanti di Internorm sono state utilizzzare in Biosphera 2.0, l’innovativo progetto di casa ecosostenibile in grado di produrre autonomamente l’energia necessaria per garantire agli abitanti una temperatura ideale interna tra i 21 e i 25 gradi (umidità tra 45% e 55%) , oltre ad assicurare la giusta quantità di luce e sole.
Finestre isolanti per Biosphera 2.0: zero consumi energetici
Le finestre isolanti di Internorm sono state scelte per il progetto Biosphera 2.0, promosso da Aktivhaus, Politecnico di Torino, Vda structure, Univda e dagli istituti Zephir, Minergie e Pefc, con il patrocinio della Regione Valle d’Aosta e la partecipazione di aziende che operano nel settore della bioedilizia.
L’idea, nata grazie ad un concorso lanciato dal gruppo Woodlab del Politecnico di Torino e dalla start up Be-eco, ha visto la partecipazione di oltre 100 studenti di architettura ed ingegneria provenienti da tutti gli atenei d’Italia.
Vincitore del concorso il Progetto Elio, un’abitazione energeticamente autosufficiente, in grado di produrre energia senza utilizzare impianti di riscaldamento tradizionali e di refrigerazione. La casa, che ha una superficie di 25 mq., lunga 12 metri, larga ed alta tre, è formata da soggiorno, bagno, angolo cucina e camera da letto, con grandi finestre isolanti su un lato, che si troveranno esposte a nord o a sud, a seconda che si voglia catturare o evitare il calore esterno. E’ costruita con pannelli XLam, fatti di assi incrociate e incollate di abete ecosostenibile, spesse 10 centimetri, ulteriormente isolati con lana di roccia ed equipaggiata con finestre isolanti di Internorm.
L’energia necessaria a far fronte al freddo invernale è ottenuta con pannelli fotovoltaici e pompe di calore insieme al calore prodotto grazie all’irraggiamento solare dalle finestre isolanti e a quello generato dagli occupanti ed anche l’elettricità, per cucinare, tramite piastre ad induzione, arriva dal sole. Tutta l’energia assorbita nelle ore calde viene immagazzinata tramite speciali accumulatori che ne consentono l’utilizzo quando serve, garantendo così un comfort che raggiunge livelli inimmaginabili con le tecnologie tradizionali.
Infatti, al progetto hanno collaborato architetti del Politecnico di Torino e biologi dell’Università della Valle d’Aosta. Questa collaborazione tra progettisti e studiosi delle dinamiche vitali del corpo umano ha consentito di progettare un habitat ideale in termini sia di temperatura, che di controllo igrometrico e di qualità dell’aria, creando quell’equilibrio di tecniche, materiali costruttivi e impianti tecnologici in grado non solo di eliminare ogni apporto energetico da combustibile, ma di creare in soli 25 metri quadri un ambiente dalla massima salubrità e comodità.
Un esempio: la zona della cucina è dotata di sensori in grado di rilevare durante la cottura degli alimenti la produzione di sostanze nocive all’organismo, e di segnalarle con appositi strumenti audiovisivi. Parimenti, all’interno dell’abitazione, tutti i parametri climatici e di qualità dell’aria, oltre al tasso di CO2, vengono tenuti sotto esame per attivare i sistemi di ventilazione meccanica controllata e di ricambio dell’aria nelle modalità più opportune per ritornare ai valori corretti.
Va da sè l’importanza di avere finestre isolanti con valori di trasmittanza termica bassissimi, in grado di assicurare l’accumulo del calore nell’ambiente e il suo pieno sfruttamento.
Il progetto del modulo, proprio nella misura dei 25 metri quadri, ha preso spunto da esperienze presso importanti università americane, in particolare Harvard, che hanno già individuato la creazione di moduli abitativi di questa dimensione per rispondere alle esigenze future determinate dalla sovrappopolazione, dalla difficoltà di alcune famiglie di sostenere i costi delle abitazioni tradizionali, dalla necessità di risparmiare sempre di più energia e dalla ridotta dimensione dei nuclei familiari, ridotti sempre di più a una o due unità.
Il concetto del modulo di 25 metri quadri rappresenta non solo una specie di unità di misura per nuclei familiari minimi dal punto di vista numerico, ma anche un elemento replicabile per elevare nuove costruzioni sviluppate sia in orizzontale che in verticale basate sulla somma dei singoli moduli, che possono essere meglio gestiti rispetto alle costruzioni in muratura anche perché rimovibili e trasferibili da un luogo all’altro.
E’ certamente un modo di costruire che può meglio rispondere ad esigenze future e che ben interpreta l’esigenza di elevare la qualità dell’ambiente abitativo in modo ben maggiore di quanto non sia stato fatto nel passato.
A proposito di questo Mirko Taglietti di Aktivhaus, padre del progetto Biosphera, ha ricordato nella presentazione del progetto come le case, negli ultimi anni, non abbiano visto l’evoluzione che hanno invece avuto le automobili, che in pochi anni non solo sono diventate più sicure, ma si sono dotate di strumenti di infotainment di prim’ordine fino a rendere possibile l’utilizzo senza pilota, prima solo per parcheggiare e oggi anche nella guida normale.
Biosphera 2.0 è la dimostrazione che tale progresso può e deve avvenire anche nella casa, ancora più importante dell’automobile in termini di ore di utilizzo e di criticità per la vita e la salute dell’uomo, recuperando il tempo perduto e ottenendo vantaggi sia dal punto di vista sociale che da quello del benessere personale.
Per garantire la massima efficienza energetica sono state quindi scelte, per la realizzazione del modulo abitativo Biosphera 2.0, le migliori tecnologie disponibili.
Per le finestre isolanti, essendo necessario ottenere valori di prim’ordine, ai vertici assoluti del mercato, si è scelta la collaborazione di Internorm. L’azienda austriaca è da sempre attenta al risparmio energetico con le proprie tecnologie applicate ai serramenti in PVC e PVC/alluminio, certificati a livello internazionale per case passive, che vengono progettati e realizzati nei modernissimi stabilimenti di Traun, Sarleinsbach e Lannach in Austria.
Il modulo, quindi, utilizza finestre isolanti di ultima generazione Internorm nelle versioni Pvc/alluminio della serie KF500 e legno/alluminio HF310 che oltre ad assicurare un ottimo isolamento termico permettono all’abitazione di ottimizzare il flusso energetico del sole.
La grande superficie vetrata permette in inverno di accogliere energia gratuita, mentre in estate sarà filtrata da frangisole esterni per limitare il surriscaldamento, donando al tempo stesso illuminazione, benessere e appagamento estetico agli abitanti. Allo stesso modo, anche le altre aperture sono dotate di finestre isolanti che presentano valori di trasmittanza termica da primato, anche se tutte consistenti in modelli presi dalla produzione di serie della casa austriaca.
Anche l’ingresso è marcato Internorm, con il nuovo portoncino d’entrata in alluminio AT410 complanare ad alte prestazioni in grado di assicurare al contempo un isolamento termico eccezionale ed un’elevata sicurezza di serie.
La scelta dei modelli di finestre isolanti Internorm segue un’importante filosofia di questo progetto/test, che punta ad ottenere prestazioni record con prodotti già disponibili ed acquistabili sul mercato.
La casa è stata installata e presentata al pubblico ed agli operatori il 1° marzo 2016 a Courmayeur. Proseguirà poi il suo viaggio verso Torino, quindi Rimini nel periodo estivo ed infine Lugano. Toccherà così località montane con temperature molto rigide e località marittime con temperature molto più alte, passando da -10° a + 40° con l’obiettivo di sperimentare l’efficenza di una passive house in condizioni climatiche molto diverse tra loro e far conoscere al pubblico il livello di comfort che può raggiungere oggi un’abitazione che utilizza le nuove tecnologie della bioedilizia.