Finestre made in Italy, ha senso nel 2021?
“Finestre made in Italy” è uno slogan molto praticato, ma vediamo cosa c’è dietro.
“Finestre made in Italy” è un concetto che spesso viene sostenuto da serramentisti italiani, non di rado strumento di una comunicazione ingannevole.
Innanzitutto bisognerebbe vedere cosa si intende per “serramenti made in Italy”. Nel senso che probabilmente è vero che sono assemblati in Italia, ma lo sono completamente?
E’ lo stesso dilemma che si pone oggi nel comparto alimentare, dove certamente la provenienza di un prodotto ha molta più importanza.
Nel mercato dei serramenti sappiamo bene che chi costruisce finestre utilizza profili semilavorati che provengono da imprese di estrusione, sia nel PVC che nell’alluminio.
Queste aziende possono anche essere italiane, anche se la maggior parte si trovano in Germania e in altri paesi europei, tra cui anche paesi dell’est, oltre a paesi extraeuropei.
Quindi, quando un produttore italiano costruisce le proprie finestre il più delle volte utilizza profili costruiti in altri paesi. E il “made in Italy” perde decisamente valore, anzi, diciamo che non esiste più.
E poi dobbiamo anche chiederci se il concetto di “made in Italy” ha valore quando si parla di finestre.
Infatti se è un concetto decisamente utile a determinare la qualità del lavoro italiano in settori come la moda, dove la creatività italiana ha sempre fatto la differenza e si spera che sempre la farà, altro si può dire in settori come la meccanica, dove la qualità italiana è si apprezzata, ma trova adeguata concorrenza da altri paesi, come la Germania, ad esempio.
C’è anche da dire che quello che valeva 30/40 anni fa oggi è profondamente cambiato con la globalizzazione.
Quanti Italiani oggi si appellano al “made in Italy” vendendo i propri prodotti e poi vanno a comprare felicemente SUV tedeschi?
E quante aziende italiane contribuiscono ogni giorno a che quei SUV prodotti in Germania, anzi, progettati forse in Germania e poi costruiti negli Stati Uniti o in Messico vengano portati sul mercato italiano, fornendo alle case automobilistiche parti meccaniche, consulenze, contributi tecnologici?
E poi vengono venduti in Italia da concessionarie italiane, che impiegano personale italiano nella vendita e nell’assistenza.
Ecco perché oggi chi parla di “made in Italy” si assume tutta la responsabilità di chi pronuncia frasi pretestuose se non ingannevoli.
Perché queste persone si atteggiano a cultori del “made in Italy” se poi viaggiano su macchine tedesche, inglesi o svedesi?
L’unica risposta è che cercano di dare ai loro prodotti un valore in più, che però ha una origine decisamente pretestuosa.
Ma veniamo alle finestre Internorm, che per certe persone non sarebbero “made in Italy”.
Per la verità è così, sono costruite rigorosamente in Austria, da 90 anni, da quando, cioè, Internorm è nata nella cittadina di Traun.
La famiglia Klinger, che l’ha fondata e l’ha fatta diventare una multinazionale, presente in 21 paesi europei con organizzazioni stabili, ha sempre voluto mantenere tutta la produzione in Austria, dove la finestra Internorm è nata con tutti i suoi contenuti naturali in un paese con il clima tra i più freddi d’Europa.
Da sempre, infatti, Internorm è sinonimo di altissimo isolamento. Le sue finestre sono sempre state concepite per raggiungere i più alti valori di isolamento termico e hanno fortemente contribuito allo sviluppo tecnologico del settore, rappresentando sempre un modello inimitabile di finestre di qualità.
E’ un’esigenza tipicamente austriaca, ma che non differisce troppo dalle esigenze di isolamento presenti in tutti i paesi, anche quelli con un clima più mite. Perché dove il clima è più mite il problema dell’isolamento resta, sia in inverno con il freddo, sia d’estate con il caldo. Magari non è più un problema di sopravvivenza, ma diventa un problema economico, perché più si isola con le finestre e meno si spende in riscaldamento e condizionamento.
Ecco perché Internorm, nata in Austria e rimasta in Austria, è diventata l’azienda produttrice di serramenti più grande d’Europa.
Ma Internorm è veramente così austriaca? O piuttosto valgono per Internorm tutte le considerazioni fatte prima per le auto straniere?
Certamente Internorm produce tutto in Austria, ma come tutte le aziende austriache, italiane o tedesche, ha fornitori in altri paesi. E’ vero che produce in proprio i profili, ma è anche vero che per forza di cose deve acquistare vetri, materiali espansi, legni e altro da altri paesi. E’ nella logica delle cose, nella logica della globalizzazione.
In Austria c’è la produzione dei profili, l’estrusione, l’assemblaggio delle finestre, con una cura maniacale tutta austriaca. Ma in Internorm ci sono persone anche di altri paesi che contribuiscono a rendere migliori i prodotti, come avviene in tutte le multinazionali. Persone che hanno portato quella internazionalità che ha reso la gamma Internorm quella più ricca di stili raffinati, stili che ne hanno determinato il valore di vere e proprie finestre di design.
Inoltre in Italia Internorm ha una filiale con sede a Trento, di nome Internorm Italia.
E’ un’azienda fondata con capitale austriaco, ma, per il resto, tutta italiana, dall’amministratore delegato Daniele La Sala, a tutti i tecnici, gli amministrativi, il personale commerciale.
Un’organizzazione stabile, presente in Italia da 30 anni, che paga le tasse in Italia e che impiega solo Italiani, in un numero molto superiore alla grande maggioranza di produttori italiani, quelli del cosiddetto “made in Italy”. Anche qui ci sarebbe da chiedersi se il livello di “made in Italy” è misurato dalla quantità di italiani che lavorano su un prodotto. Perché, se così fosse, le finestre Internorm sono molto più “made in Italy” di tante finestre prodotte in Italia. Ma forse sarebbe un discorso tendenzioso anche questo, come quello che ha dato origine alla nostra analisi.
La verità è che oggi la distanza tra i paesi, per giunta confinanti e con lunghi secoli di storia comune come Italia e Austria, è un argomento solo di chi non ha argomenti migliori.
Nella storia della musica c’è un esempio per tutti: il 9 ottobre 1770 Wolfgang Amadeus Mozart, il più grande compositore austriaco e uno dei più grandi mai esistiti sulla terra, andò a Bologna alla sede dell’ancora attuale Accademia Filarmonica di via Guerrazzi per sostenere un esame da compositore e acquisire un specie di patentino per esibirsi nelle corti del Papato. Venendo in Italia già famoso anche se giovanissimo, colse l’occasione per scambiare amicizia e conoscenze con molti compositori italiani e ciò contribuì a farlo diventare il genio che ci ha lasciato opere magnifiche.
Per gli Austriaci oggi l’Italia è il primo paese per interscambio di merci e di servizi dopo la Germania, ma è di gran lunga il paese più amato nei viaggi, dove vengono al lago, in montagna e al mare, godendo il piacere delle nostre bellezze e della nostra cucina.
Ma anche per noi Italiani l’Austria è un paese amato. Quanti di noi sono stati nella bellissima Vienna, hanno passeggiato per Salisburgo, sono andati a sciare sulle splendide montagne del nostro paese confinante?
Ecco perché oggi le divisioni sono anacronistiche. Oggi si gode del meglio che ci può dare l’altro, e se scegliamo una motocicletta italiana, austriaca, tedesca o giapponese, lo facciamo solo perché vogliamo il prodotto che ci dà il servizio migliore, il miglior rapporto qualità/prezzo, le emozioni più esaltanti.
Ben sapendo che in ogni prodotto che acquistiamo c’è un po’ di tutto il mondo e poi c’è una cultura, quella del paese in cui quel prodotto viene ideato, certamente, e a seconda di quello che desideriamo da quel prodotto sposiamo quella cultura piuttosto che un’altra.
E’ l’unica cosa che abbiamo salvato dalla globalizzazione, la cultura. E i prodotti che hanno più successo sono proprio quelli che, pur arricchendosi di più culture possibili, hanno mantenuto quella originaria, quantomeno un’impronta.
Proprio come le finestre Internorm. Da sempre perfetti sistemi isolanti, indelebili dal tempo, figli di una concezione e di scelte costruttive che non cedono nulla alle lusinghe della produzione di serie estrema e della delocalizzazione, ma che hanno saputo conformarsi alle esigenze estetiche dei paesi in cui sono state maggiormente richieste. Si sa, gli Austriaci sono laboriosi e precisi, ma amano dare e ricevere tanto dagli Italiani. Proprio come Mozart.